Scuole per restauratori, studenti
super-specializzati ma senza titolo
Gli studenti delle Scuole di alta formazione e studio dovrebbero laurearsi l’anno prossimo, ma il loro titolo non è ancora stato riconosciuto
di Valentina Santarpia

Migliori delle lauree, ma non riconosciuti
Non è una pretesa spuntata fuori da un giorno all’altro, quella degli studenti. «Quando ci siamo iscritti, sapevamo con certezza che alla fine il nostro titolo sarebbe stato riconosciuto come laurea- spiega Flavia – Ci avevano detto che mancava solo una firma, quindi solo una questione burocratica. Invece stiamo già preparando la tesi e non sappiamo ancora se, alla fine di questo percorso ad altissima specializzazione, saremo laureati oppure no». Al danno la beffa: perché le tre scuole di alta formazione (l’Istituto per la conservazione e il restauro, l’Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario, entrambe a Roma, e l’Opificio delle pietre dure, con sede a Firenze) sono state riconosciute con lo stesso decreto legislativo che ha riconosciuto il corso di laurea magistrale a ciclo unico in Conservazione e restauro dei beni culturali, il 42 del 2004. Ma mentre quei corsi, essendo stati istituiti sotto l’egida degli atenei universitari, sono validi a tutti gli effetti, ai corsi SAFS manca l’avallo della firma finale per l’accreditamento. In sostanza, nonostante si parli di scuole frequentate solo da studenti super-meritevoli (ne vengono presi solo 15 all’anno dopo un test in tre fasi), senza quest’ultimo passaggio rischiano di sfornare restauratori preparatissimi, ma non riconosciuti.«E’ veramente sorprendente che istituzioni storiche – sottolinea Ludovica Alesse, rappresentante degli studenti del IV anno dell’Iscr di Roma – dove la disciplina del restauro ha avuto inizio con le teorie sviluppate da Cesare Brandi, Rabuccio Bianchi Baldinelli e Alfonso Gallo e che continuano ad essere un vanto italiano per l’estero, si trovino oggi in questa difficoltà».
Risposta Miur: «Il decreto è alle limature e sarà pronto entro giugno. I tecnici del nostro dicastero hanno già sentito quelli del Mibac – si tratta di un decreto interministeriale – e stanno mettendo a punto la versione finale del testo».
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