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Tecniche grafiche di stampa
La parola grafica abbraccia sia il campo della stampa che quello del disegno, ma nel linguaggio corrente la si usa quasi esclusivamente per indicare l’assieme dei mezzi di espressione artistica legati alla stampa.
Le più importanti tecniche di riproduzione grafica possono essere così raggruppate:
- “Incisione in cavo” , che comprende:
- la puntasecca, l’acquaforte, l’acquatinta e acquatinta allo zucchero.
- “Incisione in rilievo” , che comprende:
- la xilografia e la linoleografia.
- “Stampa in piano” , a questo tipo di stampa appartengono la litografia e la serigrafia.
PUNTASECCA
Cominciamo col prendere in esame quelle che sono chiamate tecniche di incisione in cavo e parliamo della più importante; l’incisione con bulino, detta anche puntasecca: consiste nell’incidere, creando un solco mediante un bulino d’acciaio, una lastra di rame o di zinco, nella misura necessaria perché, il solco possa ospitare l’inchiostro che successivamente si depositerà mediante la pressione del torchio sul foglio di carta.
Viene considerata una delle tecniche di riproduzione grafica tra le più tini, in quanto l’artista, non deve avere il minimo ripensamento su quanto deve eseguire, ed una preparazione notevole come disegnatore.
Qualora sbagliasse un solo segno l’artista dovrà buttar via giorni, talvolta settimane, di lavoro.
La lastra di rame che l’artista incide viene inchiostrata a caldo per permettere all’inchiostro di penetrare nel solco creato dal bulino.
Si prosegue quindi nella pulitura della lastra. Con l’aiuto di stracci, di carta e alla fine col palmo della mano, si porterà la lastra alla sua naturale lucentezza. A questo punto abbiamo la lastra carica di colore.
Il foglio di carta dovrà essere immerso in acqua perché si inumidisca, in modo che la carta sia sufficientemente flessibile nella pressione che il torchio eserciterà. Dopo di che, con il foglio ancora umido si procederà alla stampa.
Mediante un torchio calcografico, e poggiando la lastra incisa sul foglio di carta, si eserciterà una pressione molto forte sulla lastra, facendola passare tra i due rulli d’acciaio del torchio stesso. A questo punto il colore depositato nei solchi dell’incisione, verrà trasportato sulla carta ed il lavoro di stampa è terminato.
Per ogni passaggio di colore occorre rifare tutto il lavoro di inchiostratura e pulitura della lastra.
Normalmente si cerca di limitare la tiratura delle copie, ossia il numero degli esemplari da stampare, ad un quantitativo limitatissimo, perchè la lastra dopo i primi trenta passaggi, avrà subito una deformazione ed il segno (o solco) si sarà appiattito a causa della forte pressione dei rulli.
Infatti dall’inizio del XIX secolo si procede alla acciaiatura delle lastre, cioè si ricopre la lastra di rame di un sottile strato di acciaio, mediante il processo di elettrolisi.
ACQUAFORTE
E da questo liquido corrosivo infatti, che prende il nome una delle più antiche tecniche di riproduzione grafica.Usata sin dal 1510, l’acquaforte consiste nel ricoprire la superficie di una lastra di rame o di zinco, di un materiale che non possa essere corroso dall’acido; per lo più, a questo scopo si usa la cera d’api, il bitume giudaico, o il mastice di lacrime.
Una volta ricoperta tutta la superficie della lastra, mediante una punta, si procede alla graffiatura, cioè si disegna sulla lastra asportando la cera e si libera la parte tracciata con la punta.
Terminato il lavoro di graffiatura si controlla che il risultato ottenuto sia equivalente a quello desiderato e qualora vi fossero dei particolari errati, si può procedere alla correzione riapponendo sulla lastra dell’altra cera e apportando le dovute correzioni.
Dopo un ulteriore controllo si passa alla fase di morsura.
In un’apposita bacinella si provvede a diluire con le opportune percentuali, l’acido nitrico e immergendo la lastra si inizia il processo di corrosione, cioè l’acido scava la lastra in quei punti dove la cera è stata asportata.
A seconda del tempo di morsura si ottiene un solco, sulla lastra, più o meno profondo.
Terminato questo lavoro si rimuove tutta la cera dalla lastra e si passa alla fase di stampa seguendo lo stesso procedimento utilizzato per la stampa della ” puntasecca “.
ACQUATINTA
Anche questa tecnica si basa sugli stessi procedimenti dell’acquaforte ossia la morsura della lastra per mezzo dell’acido nitrico.
Viene usata quasi esclusivamente per creare delle sfumature di colore e quindi un uso complementare a quello dell’acquaforte.
L’intervento sulla lastra è indiretto; infatti le sfumature si ottengono con la sovrapposizione sulla lastra di un pulviscolo sottile di “pece greca”, poi fissata a caldo.
La pece in questo caso evita la corrosione della lastra in quei punti dove si va a posare. Il procedimento di morsura e di stampa è simile a quello dell’acquaforte. Nel procedimento dell’acquatinta allo zucchero, rispetto alla normale acquatinta, cambia solo il fatto che invece della “pece greca” si usa una soluzione composta da zucchero, inchiostro di china e acqua. Con il pennello si spalma questa soluzione nelle parti della lastra dove si deve produrre l’acquatinta e si fa asciugare.
Quando la lastra è asciutta la si immerge nell’acqua, e lo zucchero sciogliendosi crea delle screpolature nella vernice.
Sottoponendo quindi la lastra al procedimento di morsura, l’acido corroderà quei punti screpolati e non intacca quelli protetti. Questa era una tecnica molto usata dal grande pittore Pablo Picasso.
INCISIONE
Esempio tipico dell’incisione in rilievo è la xilografia.
Dal greco, (Xilos = legno e grafia = incisione, scrittura) la parola stessa ci indica che il supporto usato è una lastra di legno ben stagionato, preferibilmente il pero; il procedimento per la preparazione del supporto di stampa è quello di asportare dalla superficie del legno tutte quelle parti che non dovranno essere inchiostrate e che nel foglio appariranno bianche.
Con dei bulini, delle lame, delle frese, si eliminano le varie parti della lastra inutili e viene lasciata in rilievo soltanto la superficie da inchiostrare. Cosi come avviene con il “timbro” le parti in rilievo depositano l’inchiostro sulla carta per mezzo di un torchio che esercita una pressione molto leggera.
Questa è forse una delle più antiche tecniche grafiche in uso sin dal 1300 circa.Variando solo il supporto, invece del legno il linoleum, si ha la linoleografia.È una tecnica che viene usata soprattutto perchè la superficie da incidere è molto malleabile e permette risultati più facili da conseguire.
Nel 1958/60, Picasso presentò una serie di 45 linoleografie a colori, ottenute con un procedimento innovativo, in quanto riuscì ad utilizzare una sola lastra, partendo da colori di fondo ed asportando dei particolari, ad ogni passaggio di colore.
LITOGRAFIA
Dal greco litos = pietra e grafia = incisione, scrittura, la litografia consiste nel tracciare dei disegni con delle matite e degli inchiostri litografici su una particolare pietra calcarea ben levigata. Analizziamo bene il procedimento: gli elementi importanti da tener presente sono i seguenti, la pietra calcarea che ha la prerogativa di essere porosa, l’acqua e il grasso. La pietra calcarea ha la proprietà di trattenere sia l’acqua che il grasso. Il grasso invece rifiuta l’acqua. Disegnando quindi con l’inchiostro litografico, a base di grasso, il colore si depositerà solo nelle zone toccate dalla matita.
Rifiuterà di depositarsi invece nelle altre zone che vengono bagnate con l’acqua.
Inchiostrando e poi stampando sempre con il torchio, il colore dalla lastra si deposita sulla carta.
Da un po’ di tempo a questa parte invece della pietra, si usano delle lastre di zinco, che sono più economiche e più leggere, quindi molto più maneggevoli.
SERIGRAFIA
Procedimento tecnico che prevede l’utilizzo di teli di seta, opportunamente tesi su dei telai di legno.
La preparazione dei supporti di stampa, non avviene direttamente sui telai di seta, ma su dei fogli di carta plastificata trasparente e il disegno viene eseguito con dei colori diluiti ad acqua.
Allorquando il disegno è ultimato si prosegue con la fase di incisione del telaio: questo viene cosparso di gelatina fotosensibile e posando il foglio già disegnato sul telaio, si espone lo stesso ad una luce molto forte, che permette, mediante i raggi ultravioletti, alla gelatina di essiccarsi in quei punti esposti alla luce e non protetti dall’ombra del disegno.
Effettuata l’incisione del telaio, si lava lo stesso con getti d’acqua per poter liberare i pori della seta nei quali la gelatina non si sia essiccata.
Avremo quindi un telo di seta con pori liberi e pori ostruiti. Tale ostruzione serve perché il colore nella fase di stampa venga trattenuto nella parte superiore dello stesso.
Si monta il telaio di seta su una apposita macchina serigrafica e si procede alla stampa.
Posto il foglio di carta sopra il piano di stampa, premendo contro la seta, il colore trasuda dai pori aperti e si deposita sulla carta.
Per l’usura limitata che subisce il telaio, è possibile con la serigrafia stampare elevate tirature ed è pertanto molto usata anche nel settore pubblicitario.