Tecniche Analitiche per lo Studio dei Beni Culturali- Fotografia della fluorescenza indotta da radiazioni UV
La stimolazione di luce visibile mediante eccitazione ultravioletta, chiamata fluorescenza UV, riveste un ruolo importante nei metodi dell’indagine diagnostica nel campo dei beni culturali, con applicazioni che non si limitano alle superfici pittoriche, ma risultano di grande interesse per lo studio delle diverse tipologie dei manufatti.
L’osservazione in UV, in quanto metodo d’indagine non invasivo, ha trovato un largo impiego per l’immediatezza della risposta, ma anche per la praticità e semplicità con cui tale indagine può essere eseguita: qualsiasi operatore, disponendo di una lampada di Wood dai costi limitati rispetto ad altri tipi di attrezzature diagnostiche, può facilmente effettuare una o più osservazioni della fluorescenza semplicemente oscurando l’ambiente di lavoro.
L’impiego di sorgenti ultraviolette nell’indagine delle opere d’arte cominciò alla fine degli anni Venti con la realizzazione, da parte del fisico americano Robert William Wood (1868-1955), di un filtro in vetro a base di ossido di nichel che blocca la radiazione visibile ma è trasparente alla radiazione UV. Da questo tipo di vetro, utilizzato per creare lampade filtrate, si ottengono sorgenti di sola radiazione UV (chiamate ancora oggi lampade di Wood o talvolta sorgenti di luce nera perché non percepibili dall’occhio umano) che inducono fenomeni di fluorescenza.
L’osservazione della fluorescenza ultravioletta può differenziare e/o evidenziare la presenza di materiali che non risultano chiaramente distinguibili in luce visibile, permettendo talvolta l’identificazione delle diverse sostanze o comunque segnalandone addensamenti in strati o situazioni non omogenee altrimenti non individuabili.
Il fenomeno della fluorescenza riguarda prevalentemente i materiali organici che possono dare risposte diverse (fluorescenze colorate) secondo la loro natura chimica. Generalmente queste fluorescenze aumentano d’intensità con il procedere dell’invecchiamento delle sostanze stesse.
La stimolazione della fluorescenza ultravioletta può essere indotta anche in materiali inorganici, definiti chimicamente puri, dalla presenza di sostanze in quantità infinitesime, resti dei processi di fabbricazione delle stesse oppure da impurità presenti per cause diverse (degradi naturali, precedenti interventi, infiltrazioni, ecc.).
Tratto da: http://www.opificiodellepietredure.it/index.php?it/1/home
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